venerdì 19 giugno 2015

IL GIORNO DEL TRASLOCO (IL BILANCIO DI UNA VITA)

Alla fine è arrivato questo grande giorno, il giorno dei grandi bilanci, peggio che a Capodanno.
E pensare che fino a poco tempo fa scuotevo la testa e dicevo "Non c'è niente per me qui, non ho niente da lasciare", credendo che sarebbe stato facile, che non mi sarebbe importato.
In realtà non è così.
Ho avuto ricordi indelebili, incontrato persone indelebili e salutarle è stato difficile, così come salutare questi posti che alla fine mi erano così familiari e sicuri.
Mi terrò strette le ultime occhiate, come fotografie nella testa, ricordando i volti degli amici che vorrei poter incontrare di nuovo per caso, magari domani a fare la spesa. O uscendo di casa incrociarli distrattamente alle poste o in fila dal dottore.
Come quei nemici che invece mi sembravano  così insopportabili e che adesso vorrei poter riconoscere e dir loro che era stupido odiarsi, stringendogli la mano e sorridendo con tutta la serenità del mondo.
In pace.
Con quella stessa pace ricorderò tutti i paesaggi, sentirò nelle orecchie il dialetto e la cadenza ai quali ormai appartenevo da vent'anni.
Guarderò a tutto ciò con le labbra sorridenti e con il gusto dell'infanzia che nel mio caso è stata lunghissima e che ancora non è terminata.
Ho fatto molto in questa giovinezza infinita e molto di quello che ho fatto era sbagliato, ma non mi pento di nulla dato che ogni singolo gesto mi ha reso quello che sono oggi e mi renderà ciò che diventerò da grande.
Niente è facile nella vita e non mi aspetto di certo che cominci ad esserlo ora, ma ho capito che le cose sono belle o brutte, in base alla prospettiva che l'occhio usa per guardarle.
Visto con la luce giusta, il mondo diventa un paese piccolo, piccolo, talmente tanto che prima o poi ci si conosce tutti quanti.